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Santo Gulisano

Encicliche e documenti della Dottrina sociale della Chiesa: "Fulgens Radiatur"




Fulgens Radiatur è il titolo dell'enciclica che Papa Pio XII pubblicò il 21 marzo 1947 in occasione del XIV centenario della morte di San Benedetto.

Punto di riferimento dell’enciclica è la Regula monachorum dettata da San Benedetto da Norcia nel 534 che, da sempre, riesce a coniugare la dimensione dello spirito (la preghiera, la celebrazione della liturgia, l’opus Dei) alla dimensione sociale(il lavoro, la cultura, l’accoglienza e l’assistenza dei fratelli, ...) affermando, in particolare, una precisa e notevole dignità al lavoro: il monaco benedettino non vede, infatti, nell’attività fisica una sorta di "maledizione" riservata alle persone di condizione servile, come faceva il mondo classico, bensì un mezzo di promozione della persona.


Pio XII, nella prima parte, approfondisce le peculiarità e le caratteristiche più importanti della figura storica del Patriarca, le Sue Benemerenze e quelle dell’istituzione monastica da lui voluta a vantaggio della Chiesa e dell’intera comunità per passare, poi, a sottolineare l’attualità degli insegnamenti della “Regola Benedettina” al mondo contemporaneo.

Ricorda, in particolare, che “(…) questa carità oggi si è miseramente intiepidita e illanguidita, ne consegue che moltissimi uomini cercano piuttosto i beni della terra che quelli del cielo; e questo con brama così violenta, che non di rado genera tumulti, semina rivalità e odi ferocissimi. Orbene, poiché Dio eterno è l'autore della nostra vita e da lui ci sono elargiti infiniti benefici, è stretto dovere per tutti l'amarlo con ardente carità e soprattutto dirigere e indirizzare a lui noi stessi e le nostre opere. Da questo divino amore deve nascere la fraterna carità verso i prossimi (…) cosicché di tutti i popoli e di tutte le classi della società si formi una sola famiglia cristiana, non divisa da un'esagerata ricerca della privata utilità, ma congiunta insieme amichevolmente dal vicendevole scambio di aiuti. (…)”


In tale prospettiva Papa Pacelli colloca il lavoro umano che “(…) non è qualche cosa di ignobile, di odioso e molesto, ma che deve essere amato, come cosa dignitosa e gradita. Infatti la vita di lavoro, vissuta sia nel coltivare i campi, sia negli impieghi delle officine, sia anche nelle occupazioni intellettuali, non avvilisce gli animi, ma li nobilita; non li rende schiavi, ma giustamente li rende padroni e plasmatori di quelle sostanze che ci circondano e che faticosamente si maneggiano. Gesù stesso nella sua gioventù, quando ancora stava nascosto tra le mura domestiche, non disdegnò di esercitare il mestiere di falegname nell'officina del suo padre putativo e volle col suo sudore divino consacrare il lavoro umano. Quindi non solo coloro che attendono agli studi delle lettere e delle scienze, ma anche coloro che stanno sudando nei mestieri manuali per potersi guadagnare il loro pane quotidiano, riflettano che esercitano una cosa nobilissima, con cui sono in grado di provvedere al benessere di tutta la società civile. Questo lavoro tuttavia lo esercitino, come ci insegna il santo patriarca Benedetto, con la mente e con il cuore elevati verso il cielo; lo compiano non per forza, ma per amore; e infine anche quando difendono i loro legittimi diritti, lo facciano con maniere giuste e pacifiche, non con l'invidia alla fortuna altrui, non in modo scomposto e turbolento (…). Ma soprattutto non si dimentichino di questo: che noi dobbiamo, con uno sforzo sempre più intenso, dalle cose terrene e caduche, siano esse elaborate o scoperte con l'acume dell'ingegno, siano esse plasmate con arte faticosa, sollevarci a quei beni celesti e immortali; conquistati i quali potremo allora solamente godere vera pace, sereno riposo ed eterna felicità.”

Proprio per queste ragioni la Fulgens Radiatur viene considerata riferimento importante della Dottrina Sociale della Chiesa, l’insieme, cioè, di principî, teorie, insegnamenti e direttive esistenti e vigenti nella Chiesa cattolica in materia sociale ed economica, con particolare riferimento ai problemi di interesse nel mondo contemporaneo.



L ’enciclica pubblicata, come prima ricordato il 21 marzo 1947, nel periodo, cioè, in cui veniva avviata in Europa la normalizzazione seguita alla fine della terribile seconda guerra mondiale- non manca di ricordarne una delle sue pagine più drammatiche, quella scritta il 14 febbraio 1944 che ha visto la distruzione del sacro Archicenobio di Montecassino dove San Benedetto aveva scritto la sua Regula monachorum.

(…) Di esso quasi null'altro rimane incolume se non il venerabile ipogeo, dove con ogni devozione sono conservati i resti mortali del santo patriarca. (…)”, in conseguenza del bestiale ed insensato bombardamento del 14 febbraio 1944 che avevo visto una prima ondata di 142 B-17 Flying Fortress della Fifteenth Air Force sganciare 253 tonnellate di bombe ad alto potenziale e incendiarie, seguita da una seconda ondata di 47 bimotori North American B-25 Mitchell e 40 bimotori B-26 Marauder della Mediterranean Allied Air Forces che sganciarono ulteriori 100 tonnellate di bombe, mentre, da terra, veniva attivato un lungo, incessante e poderoso tiro di artiglieria

Ne auspica, quindi, il suo ripristino e soprattutto che “(…) questa impresa sia non solamente un dovere di ricostruzione e di riparazione, ma un auspicio pure di tempi migliori nei quali lo spirito dell'ordine benedettino e i suoi quanto mai opportuni insegnamenti vengano di giorno in giorno sempre più a rifiorire.(…)”


PRECEDENTI:


  • Rerum Novarum


  • Quadragesimo anno


  • Divini Redemptoris


  • Radiomessaggio della Pentecoste del 1941
























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