Il 10 marzo 1937 venne pubblicata “Mit brennender Sorge” (Con viva ansia) incentrata «sulla situazione religiosa nel Reich tedesco»; e, qualche giorno dopo, il 19 marzo festività di San Giuseppe, patrono dei lavoratori, la “Divini Redemptoris” dedicata al comunismo bolscevico e ateo: due encicliche con le quali Pio XI condanna in modo aperto e ufficiale le ideologie e i regimi totalitari dell'epoca, il nazismo ed il comunismo.
Fin dalle sue premesse la “Divini Redemptoris” è netta e chiara nella ferma condanna contro il comunismo: “(…) il Salvatore del mondo, venendo sulla terra, compì l’attesa e inaugurò una nuova civiltà universale, la civiltà cristiana, immensamente superiore a quella che l’uomo aveva fino allora laboriosamente raggiunto in alcune nazioni più privilegiate. Ma la lotta fra il bene e il male rimase nel mondo come triste retaggio della colpa originale; e l’antico tentatore non ha mai desistito dall’ingannare l’umanità con false promesse. Perciò nel corso dei secoli uno sconvolgimento è succeduto all’altro fino alla rivoluzione dei nostri giorni (…) Popoli interi si trovano nel pericolo di ricadere in una barbarie peggiore di quella in cui ancora giaceva la maggior parte del mondo all’apparire del Redentore. Questo pericolo tanto minaccioso, Voi l’avete già compreso, Venerabili Fratelli, è il « comunismo bolscevico » ed ateo che mira a capovolgere l’ordinamento sociale e a scalzare gli stessi fondamenti della civiltà cristiana.”
Ricordando, poi, i decisi atteggiamenti che la Chiesa aveva assunto in passato, Papa Pio XI espone le ragioni per cui “(…) vogliamo ancora una volta esporre in breve sintesi i princìpi del comunismo ateo come si manifestano principalmente nel bolscevismo, con i suoi metodi di azione, contrapponendo a questi falsi princìpi la luminosa dottrina della Chiesa ed inculcando di nuovo con insistenza i mezzi con i quali la civiltà cristiana, sola civiltà veramente umana, può essere salvata da questo satanico flagello e maggiormente sviluppata, per il vero benessere dell’umana società.”
Ribadisce, quindi, come il “materialismo evoluzionistico di Marx” sia un “falso ideale” e le sue gravi conseguenze per l’uomo, la famiglia e la società travolti dalle “abbaglianti promesse” favorite da una “propaganda astuta e vastissima” ed, anche, dalle responsabilità del liberalismo e dalla “congiura del silenzio nella stampa” che, tra l’altro, non fa emergere, in tutta la loro gravità, i “dolorosi effetti” di questa dottrina.
L’enciclica passa, poi, a evidenziare l’ “opposta luminosa dottrina della Chiesa”, ed il diverso ruolo che questa assegna all’uomo, alla famiglia ed alla società, non mancando, inoltre, di rispondere a quanti “(…) rimproverano alla Chiesa di non aver saputo agire in conformità di quei princìpi, e perciò affermano di doversi cercare altre vie. Quanto questa accusa sia falsa e ingiusta lo dimostra tutta la storia del Cristianesimo. (…) fu il Cristianesimo a proclamare per primo, in una maniera e con un’ampiezza e convinzione sconosciute ai secoli precedenti, la vera e universale fratellanza di tutti gli uomini di qualunque condizione e stirpe, contribuendo così potentemente all’abolizione della schiavitù, (…) Fu il Cristianesimo, che adora il Figlio di Dio fattosi uomo per amor degli uomini e divenuto come «Figlio dell’Artigiano», anzi «Artigiano» Egli stesso (…) ad innalzare il lavoro manuale alla sua vera dignità; quel lavoro manuale prima tanto disprezzato (…).
Concretamente -ricorda la “Divini Redemptoris”- la Chiesa ha, da sempre, rigenerato la società umana e, sotto il suo influsso, ha ispirato la nascita di numerose opere di carità come di influenti corporazioni di artigiani e di lavoratori d’ogni categoria. Non mancando, al tempo stesso, di denunciare e contrastare quanti agivano contro. La Chiesa è passata attraverso i secoli «facendo del bene» a tutti e non vi sarebbero né socialismo né comunismo se coloro che governavano i popoli non avessero disprezzato gli insegnamenti e i materni avvertimenti della Chiesa. Da qui le storture del liberalismo e del laicismo, che, mancando di solidi fondamenti, vanno miseramente crollando, come tutto ciò “che non poggia sull’unica pietra angolare che è Gesù Cristo”.
Papa Ratti indica, quindi, la necessità di ricorrere ai ripari, individuandoli in un fondamentale rinnovamento della vita cristiana (che non può prescindere dal distacco dai beni terreni, dalla Carità cristiana e dalla Giustizia sociale), come pure nello studio e diffusione della dottrina sociale, nel premunirsi contro le insidie del comunismo e, soprattutto, nel promuovere e intensificare la preghiera congiunta con la cristiana penitenza
“(…) per l’applicazione dei rimedi che abbiamo brevemente indicati, ministri e operai evangelici designati dal divino Re Gesù Cristo sono in prima linea i Sacerdoti (…) ma, anche, l’Azione Cattolica, che già dichiarammo in altra occasione «un sussidio particolarmente provvidenziale» all’opera della Chiesa in queste contingenze tanto difficili.” , le Organizzazioni Ausiliarie all’Azione Cattolica e le Organizzazioni di classe, quelle, cioè, “(…) di lavoratori, di agricoltori, di ingegneri, di medici, di padroni, di studiosi, e altre simili; uomini e donne, i quali vivono nelle stesse condizioni culturali e quasi naturalmente sono stati riuniti in gruppi omogenei. Proprio questi gruppi e queste organizzazioni sono destinate ad introdurre quell’ordine nella società, che Noi abbiamo avuto di mira nella Nostra Enciclica Quadragesimo anno, e a diffondere così il riconoscimento della regalità di Cristo nei diversi campi della cultura e del lavoro.”
Pio XI rivolge, quindi, un appello agli operai cattolici perché “(…) sotto la guida dei loro Vescovi e dei loro sacerdoti, essi devono ricondurre alla Chiesa e a Dio quelle immense moltitudini dei loro fratelli di lavoro, i quali, esacerbati per non essere stati compresi o trattati con la dignità alla quale avevano diritto, si sono allontanati da Dio” ; poi, ricordando a tutti la necessità della concordia tra i cattolici, si rivolge, specificatamente, a quanti credono in Dio perché “(…) tutti quelli che non vogliono l’anarchia e il terrore devono energicamente adoperarsi perché i nemici della religione non raggiungano lo scopo da loro così apertamente proclamato». Non manca, infine, di individuare nei doveri dello Stato Cristiano quelli di aiutare la Chiesa, di curare il bene comune e “di non impedire alla Chiesa il compimento della sua missione; tanto più che nel compierla, mentre mira alla felicità eterna dell’uomo, essa lavora inseparabilmente anche per la vera felicità temporale.”
Dopo un appello paterno ai traviati -“quegli stessi figli Nostri che sono già intaccati o quasi dal male comunista”- Pio XI pone “ (…) la grande azione della Chiesa Cattolica contro il comunismo ateo mondiale sotto l’egida del potente Protettore della Chiesa, San Giuseppe. Egli appartiene alla classe operaia ed ha sperimentato il peso della povertà, per sé e per la Sacra Famiglia, di cui era il capo vigile ed affettuoso (…) Con una vita di fedelissimo adempimento del dovere quotidiano, ha lasciato un esempio a tutti quelli che devono guadagnarsi il pane col lavoro delle loro mani e meritò di essere chiamato il Giusto, esempio vivente di quella giustizia cristiana, che deve dominare nella vita sociale.”
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