Nei primi anni Cinquanta, le Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani uniscono il proprio impegno sul territorio a un vasto moto di ripensamento che condurrà alla elaborazione di una “ideologia della seconda incarnazione delle Acli”, che diventerà il punto di riferimento ideale, culturale e politico del movimento.
Si tratta della “scoperta” del movimento operaio e del proprio esserne parte essenziale, elemento costitutivo.
Si definiscono, infatti, come “Scuola di formazione”, compito che continueranno a portare avanti su due prioritari livelli: sul piano sociale, per dare ai lavoratori una chiara coscienza dei loro diritti, dei doveri e dei valori cristiani a cui si dovevano ispirare; sul piano professionale, per formare conoscenze, mestieri e professioni su cui il Paese fonderà una buona parte della ricostruzione della propria economia.
Per quest’ultimo aspetto si ricorda che il 16 novembre 1951 venne, giuridicamente, costituito l'Ente Nazionale Acli per l'istruzione professionale, quale organismo specificamente rivolto all'istruzione professionale dei lavoratori; anche se, in verità, tale organismo non è altro che l’evoluzione di un serrato impegno che era partito già nel 1946 con i primissimi corsi organizzati dai circoli e dai nuclei aziendali ACLI più avanzati. In continua crescita, nel biennio 1948-49 si era arrivati a contare più di 350 corsi professionali di diversa natura, suggerendo, sempre nel 1949, la costituzione del Centro Nazionale ACLI per l’Istruzione Professionale, al fine di creare un razionale raccordo tra le diverse iniziative già consolidate nelle tantissime realtà periferiche.
Per quanto riguarda, invece, il piano sociale ancor più determinata ed incisiva diventa, in questi anni, l’attenzione verso le lavoratrici domestiche, avvertendo “l’urgenza di dar dignità al lavoro domestico presso l’Opinione pubblica e nella coscienza della stessa lavoratrice chiamata a svolgerlo. Per questo, nei pomeriggi domenicali, nelle sedi delle Acli, nei ritrovi, inizia lo sforzo ancora in atto di Corsi per analfabete, di economia domestica, di puericultura, di aggiornamento professionale cui le lavoratrici partecipano sacrificando le poche ore di libertà”. Tanto impegno porterà al Primo Congresso Nazionale dei Gruppi Acli Domestiche ( Roma, 1 e 2 giugno 1952 ) nel corso del quale Clara Storchi verrà eletta come prima segretaria.
In campo strettamente politico si va consolidando, intanto, una significativa svolta: i diversi orientamenti esistenti all’interno della Democrazia Cristiana, in precedenza rappresentate dai “notabili”, si organizzano in “correnti” ed i parlamentari dirigenti ACLI, quadri Cisl e “dossettiani” danno vita alla corrente Forze sociali (detta successivamente Rinnovamento democratico e, poi, Forze nuove) con a capo Giulio Pastore che era stato il segretario generale delle ACLI, dalla sua costituzione fino all’aprile del 1946.
Sono anni, questi, in cui si accentuano gli squilibri economici e sociali e le ACLI si muovono cominciando a ripensare la loro presenza all’interno del movimento operaio, con quella elaborazione -di cui si diceva in premessa- di una “ideologia della seconda incarnazione delle Acli”. Un processo, in alcuni momenti abbastanza sofferto, maturato nel corso di una serie di convegni studi e di incontri dei quadri periferici, tra i quali si ricorda quello che si è svolto a Perugia dall'1 al 5 agosto 1952, allorquando il vicepresidente Dino Penazzato sottolineava “come la complessità della molteplicità delle forme in cui il movimento operaio si esplicita -mutualismo, sindacalismo, cooperativismo, formazione politica, formazione culturale, ecc.- debba essere ricondotta ad un'unica tensione: l'espansione e l'elevazione della classe operaia.”
Indicando, quindi una nuova strategia di rafforzamento dell’autonomia politica delle Acli, pur rimanendo all’interno del perimetro cattolico. Una linea sempre più condivisa, specie nei circoli dei territori con forte presenze nelle fabbriche, che, ormai, non intendono più le ACLI solo come “movimento sociale dei lavoratori cristiani” ma come “movimento operaio cristiano”, guardando, anche, a quanto già avveniva in Belgio (dove era notevole la presenza dei circoli aclisti) con il locale MOC - Movimento Operaio Cattolico, l’aggregazione sindacale che era parte integrante del Partito social-cristiano di quel Paese. Così, anche in Italia, si andava, sempre più, radicando il pensiero che il movimento operaio fosse “nel suo insieme la leva principale dell’emancipazione democratica e della giustizia sociale nel Paese e che compete alle Acli il compito di guidarlo, sfidando le forze social-comuniste sul loro terreno” : una visione che strideva con il convincimento, in quel momento imperante, che riconduceva alla Democrazia Cristiana il primato della politica, alla CISL il riferimento sindacale ed all’Azione Cattolica la formazione spirituale.
Destando, peraltro, fortissime preoccupazioni all’interno delle Gerarchie Ecclesiastiche. Tant’è che il 14 maggio 1953, in un preciso discorso ai lavoratori delle ACLI, Pio XII ammoniva “ … un'altra domanda, che avete chi sa quante volte udita in senso completamente opposto : « O uomini, perchè state a guardare il cielo? Il paradiso non c'è; sarebbe quindi vano sperare di raggiungerlo. Non vi è Dio; l'anima non è immortale. Guardate dunque piuttosto la terra coi suoi problemi; studiatevi di trovare qui la loro soluzione. O uomini, non guardate il cielo; e se qualcuno vuole il paradiso, procuri di formarselo quaggiù, con ogni mezzo. (…) Naturalmente queste parole non sono pronunciate da un'unica voce. (…) Nè vengono sempre pronunciate così brutalmente. Infatti, quando sia utile, lo spirito delle tenebre sa vestirsi anche da angelo di luce. Allora, secondo i luoghi, le circostanze, lo stato d'animo di chi ascolta, egli muta tono e linguaggio; ma la sostanza del discorso rimane sempre la stessa: « Uomini, non guardate il cielo; pensate soltanto alla terra (…) Diletti figli! Gesù disse un giorno che coloro i quali cercheranno in primo luogo il regno di Dio e la sua giustizia, avranno in soprappiù tutto il resto. A quella parte della umanità, che vive quasi senza speranza sulla terra perché ha voluto disinteressarsi del regno di Dio, occorre ripetere con forza e con dolcezza che vi è, sì, il sistema per risolvere i problemi anche umani: cercare nuovamente Dio, guardare nuovamente il cielo! “
Con tali premesse, dopo pochi mesi, si svolgerà a Napoli, dal 1 al 3 novembre 1953, il IV Congresso Nazionale sul tema “Le ACLI e le attese della classe lavoratrice” che vedrà una puntuale relazione di Dino Penazzato sulle nuove linee di una organica politica sociale e la riconferma del presidente centrale Ferdinando Storchi.
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